
Brandon McFadden e Jayson Lusk della Purdue University (USA) hanno condotto una ricerca per comprendere l’attitudine dei consumatori rispetto ai cibi OGM, tenendo in considerazione come questa caratteristica viene comunicata. Gli studiosi hanno sottoposto un questionario a 1132 americani e pubblicato i risultati emersi sulla rivista accademica Applied Economics: Perspectives and Policy.
La ricerca ha dimostrato che le persone sono disposte a spendere 35 cent in più per una scatola di barrette ai cereali etichettata come “senza OGM”, mentre gli stessi consumatori spenderebbero solo 9 cent in più per quelli etichettati come biologici. Questo significa che le persone non conoscono il significato di queste diciture. Infatti un cibo certificato come biologico, oltre ad avere una serie di altri requisiti, non contiene traccia di OGM, mentre un cibo certificato come “non-OGM” può contenere fino a un massimo dello 0,9% di elementi geneticamente modificati. Sarebbe quindi necessario attuare una comunicazione maggiormente efficace rispetto alla terminologia bio e OGM.
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